Per gli appassionati di gastronomia, una delle delizie da non perdere è la michetta, esempio eccellente del pane tipico di Milano.
Questo piccolo panino presenta una crosta croccante e un interno morbido e alveolato, capace di deliziare i palati più esigenti.
Non si può parlare di cucina meneghina senza menzionare la michetta, da secoli parte della tradizione culinaria della città, assieme a piatti più famosi come l’ossobuco alla milanese e il panettone.
L’origine del suo nome ci porta indietro nel tempo, raccontando la storia affascinante che lega la cultura milanese a questo pane tipico di Milano.
Ma come e quando nasce la michetta? Qual è il suo processo di preparazione? E cosa la rende così speciale rispetto ad altri pani?
La storia della michetta
La michetta, il caratteristico pane soffiato di Milano, ha origini che risalgono al XVIII secolo, in un periodo in cui la Lombardia era governata dall’Impero austro-ungarico.
I funzionari austriaci, trasferendosi a Milano, introdussero il kaisersemmel, il loro pane che ricordava la forma di una piccola rosa. Tuttavia, questo pane non era adatto all’umidità milanese: tendeva a rammollirsi velocemente, perdendo così la sua croccantezza e digeribilità.
In risposta a questo problema, i panettieri di Milano ebbero l’ingegnosa idea di rimuovere la mollica dal panino, rendendolo più leggero e soffiato, e di modellarlo in una forma a stella con un piccolo “cappellino” al centro.
Questa innovazione diede vita alla michetta, chiamata affettuosamente con il diminutivo di “micca”, termine che in dialetto milanese può significare “briciola”. Grazie al suo costo accessibile e alla sua versatilità nel poter essere riempito con salumi, formaggi o verdure, la michetta divenne rapidamente il pane prediletto dagli operai e dalle classi meno abbienti.
Attraverso i secoli, la michetta è diventata un vero e proprio simbolo gastronomico di Milano. Nel 2007, ha ricevuto il riconoscimento De.Co. (Denominazione comunale) dal Comune di Milano, un’importante attestazione che ne celebra la tradizione e ne garantisce la qualità.
La preparazione della michetta
La michetta si prepara attraverso due passaggi principali: la creazione della biga e l’elaborazione dell’impasto finale.
La biga, un preimpasto essenziale per conferire al pane la sua caratteristica forza e sapore, necessita di una lunga fase di lievitazione. L’impasto finale, invece, è responsabile della forma unica e della texture della michetta e richiede una cottura ad alta temperatura.
La versatilità e la popolarità raggiunta dalla michetta l’hanno resa in breve tempo fonte di ispirazione per altri pani che adottano gli stessi ingredienti e processi di lavorazione, ma che si distinguono per aspetti come forma, nome e luogo di produzione.
Il maggiolino, ad esempio, è un panino croccante e soffiato simile alla michetta, caratterizzato da una forma più allungata e irregolare. Il nome “maggiolino” deriva dalla sua somiglianza con il corpo di un coleottero. Tipico della provincia di Varese, il maggiolino è celebrato nella famosa Sagra del Maggiolino e si abbina perfettamente con salumi, formaggi, miele e marmellate.
La tartaruga rappresenta un’altra variazione del panino soffiato e croccante, simile alla michetta, ma si distingue per una forma più rotonda e dalle scanalature che ricordano il guscio di una tartaruga. Prodotto in alcuni panifici artigianali della provincia di Pavia, questo panino è protagonista della Festa della Tartaruga ogni anno e si degusta con affettati, formaggi, verdure o semplicemente con del burro.
Infine, la rosetta è un panino dalla forma rotonda e rigonfia, con una crosta croccante e un interno soffice e alveolato, che ricorda la michetta ma si differenzia per l’assenza del cappellino centrale. Ampia la sua diffusione in molte Regioni d’Italia e in particolare nel Lazio, dove è particolarmente apprezzata per la sua versatilità. Si trova facilmente in tutte le panetterie e forni della regione, prestandosi a essere farcita con un’ampia varietà di ingredienti, dal prosciutto al formaggio, dalla mortadella alla crema di nocciole.
Omaggi alla michetta
La michetta è stata celebrata nel corso degli anni da artisti, scrittori, musicisti e sportivi, che hanno lodato la sua forma unica, il gusto delizioso e il profondo significato culturale.
Il celebre designer italiano Gaetano Pesce ha dato vita a una poltrona ispirata a questo pane, denominata “La Michetta”. Questa opera d’arte è un sistema di sedute modulari, che possono essere assemblate in varie configurazioni per adattarsi a diversi spazi e necessità.
La poltrona, che riproduce la superficie della michetta grazie a una struttura in poliuretano espanso e una copertura in tessuto, è stata esposta in prestigiose sedi come il MoMA di New York e il Triennale Design Museum di Milano, riscuotendo grande interesse.
Il cantautore milanese Enzo Jannacci ha dedicato alla michetta una canzone omonima, parte dell’album “Quelli che…” del 1966. La traccia, con il suo stile ironico e surreale, narra le vicende di una michetta innamorata di un panino al salame, destinata però a essere mangiata da un cane. La canzone, che si inserisce nella tradizione della canzone d’autore milanese, è stata reinterpretata da artisti del calibro di Giorgio Gaber e Cochi e Renato.
Il Gruppo Podistico La Michetta, fondato nel 1971 da fornai milanesi appassionati di corsa, ha partecipato a numerose gare amatoriali e master in Italia e all’estero, facendo della michetta il proprio simbolo. Oltre alle competizioni, il gruppo ha promosso eventi sportivi e culturali come la “Corsa della Michetta”, la “Festa della Michetta” e il “Premio Michetta”, contribuendo a diffondere i valori dello sport e della solidarietà.
La michetta non è solo un pane, ma un simbolo dell’eredità e della cultura milanese, con un sapore unico e irresistibile.
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